786. Su un treno

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[VIDEO – Alessandro Cimaglia legge il matto 786. su un treno ]

C’era uno che abitava a Parma, un inverno si era iscritto a un corso di scrittura a Bologna e faceva avanti e indietro in treno. Al corso leggevano Anna Karenina e facevano dei compiti, un compito era stato: ‘Raccontate una volta che siete stati gelosi, o che qualcuno è stato geloso di voi, o che qualcun altro è stato geloso di qualcun altro’. Questa era stata la sua soluzione. Anna si avvicinò a Vronskij e si aggrappò al suo braccio, vi appoggiò la testa scarmigliata e guardandolo dal basso disse: «Partiamo bàtjuška, partiamo; portami lontano, in Italia voglio andare, in Italia!» «Ma, così, su due piedi: ho la parata del reggimento la settimana prossima». «O bàtjuška, portamici, portamici!» «E va bene. Dove vuoi andare di preciso?» «Non so…» E dopo aver fatto volteggiare le pupille grigie e scintillanti Anna disse: «Facciamo una pazzia, compriamo il Parmigiano per Stiva e Dolly, andiamo a Parma!» «A Parma?» ripeté sorpreso Vronskij. «Sì. A Parma, a Parma!» 258 Si precipitarono a preparare i bagagli e in un baleno si diressero in stazione a prendere il Pietroburgo-Bologna. Erano le 23.30 di un martedì di febbraio quando arrivarono alla stazione di Bologna; Vronskij cercò subito la coincidenza sul tabellone che troneggiava nella sala principale e disse ad Anna: «Annuška, che fortuna, c’è una coincidenza per Parma sul binario 1 alle 0.46 e arriviamo alle 2.09». «Perfetto» disse Anna veleggiando eretta verso il binario 1. C’era un clima stranamente mite quel febbraio. Alessandro uscendo dal laboratorio di via Santa Margherita non si era messo né guanti né cappello, e come tutti i martedì sera si avviava mesto verso lo stazione di Bologna a prendere il treno per tornare a casa, a Parma. Arrivato al binario 1 salì sul treno e vi si accomodò. Era lì in attesa che la locomotiva si muovesse e, interrogandosi su un mucchio di questioni e dandosi pure un sacco di risposte, guardava la propria immagine riflessa nel finestrino, maledicendosi. A un tratto una briosa risata femminile echeggiò nel vagone, Alessandro si voltò e vide Anna. «Vieni Aleksej, sediamoci qui, vicino al controllore che se ci sbagliamo ci dà una mano, vero, signor…?» Anna guardò dritto negli occhi Alessandro, come a invitarlo a presentarsi. Alessandro, un po’ confuso, disse: «Alessandro mi chiamo, Alessandro, ma non sono il controllore!» E ancora una volta il vagone si riempì di quell’incantevole suono che era la risata di Anna. Anna si sedette vicino ad Alessandro. Vronskij, aggrottandosi, si sedette di fronte ad Alessandro aprendosi in un sorriso fatto più che altro per mettere in mostra i bei denti ordinati, di rimando Alessandro gli fissò gli occhi sull’incipiente pelata. «Ma ditemi, Alessandro caro, chi siete, che fate?» chiese Anna guardandolo con crescente interesse. «Mah, niente di speciale» rispose timidamente Alessandro, e un po’ per celia e un po’ perché era vero aggiunse: «Sono sposato e mia moglie dice che sono peso come il tuono». 259 «Cosa?» disse Anna improvvisamente incuriosita da quello strano motto. Alessandro provò in inglese: «Heavy like a thunder». Anna diede un’occhiata interrogativa al meditabondo Vronskij che le disse: «Hai presente Aleksej Aleksandrovič? Be’, lui» rivolgendosi raggiante ad Alessandro «è peggio!» Anna allora si risolse in un’altra sonora risata e disse: «Ah, les Italiens, quelle ironie!» E Vronskij incrociando le braccia sotto l’ampio torace che si gonfiava sorrise cupamente ad Alessandro serrando i denti. «Ma dites moi, bàtjuška» chiese Anna ad Alessandro, «noi siamo diretti a Parma a comprare il Parmigiano per la mia belle soeur; ve ne intendete di Parmigiano?» «Certo» rispose solerte Alessandro, «a Selvapiana di Canossa, che a dire il vero è in provincia di Reggio, ho giusto comprato un trentacinque mesi, vacche rosse, vaches rouges, a tredici euro al chilo! » esclamò soddisfatto. «Che intenditore!» fece Anna. «Eh» fece Alessandro arrossendo un poco. Allora Anna, improvvisamente, come colta da una forza che eccedeva la propria volontà, prese a stringere con entrambe le sue splendide mani il braccio di Alessandro e supplicandolo disse: «Mi ci accompagnerete, Alessandro, vero? Mi ci accompagnerete bàtjuška a Selvapiana di Canossa?» Vronskij non resse, furente si alzò e attrasse a sé Anna, il treno rallentava, squillò il cellulare di Alessandro, era la moglie. «Pronto» disse lui. «Di’ la verità, stavi dormendo» disse lei. «No, te lo giuro, non stavo dormendo, anzi ti posso chiamare tra cinque minuti che sono occupato?» «Cosa vuoi essere occupato alle due di notte sul regionale per Parma? Cosa stai combinando?» «Niente, niente, stai tranquilla, ti richiamo dopo» disse Alessandro chiudendo in fretta il telefono. 260 Vronskij e Anna erano già in fondo al vagone, Anna diede un ultimo sguardo scintillante ad Alessandro e, trascinata da Vronskij verso la porta automatica del treno che proprio in quel mentre si apriva, scese. Alessandro si precipitò a inseguirli ma quando fu dinnanzi alla porta questa si richiuse inesorabilmente e il treno riprese la sua corsa. Ad Alessandro non restò che guardare dal finestrino Anna e Vronskij che si allontanavano sul binario dimenandosi, allora premette la fronte sul freddo vetro e con un fil di voce disse ciò che era ineluttabilmente accaduto: «A Sant’Ilario siete scesi, a Sant’Ilario». 

In Repertorio dei matti della letteratura russa, a cura di Paolo Nori, Milano, Salani 2021.

Il Repertorio dei matti della letteratura russa, a cura di Paolo Nori, Salani. Esce l’11 febbraio.

356. Pavel Pavlovič

rosanna

[VIDEO – Rosanna Turone legge il matto 356. Pavel Pavlovič ]

Uno si chiamava Pavel Pavlovič ed era un vedovo che voleva soddisfazione da un altro che era stato l’amante di sua moglie. Era andato a trovarlo e con un sorriso malizioso l’aveva guardato facendosi il segno delle corna sulla testa. «Cosa significa ciò?» aveva chiesto l’amante. «Ciò significa corna» aveva risposto Pavel Pavlovič. «Cioè… le vostre corna?» «Le mie proprie che mi sono conquistato!» «Cosa volete? Vi fate burla di me?» «Mi è indispensabile avere da voi soddisfazione» aveva detto il vedovo. Poi aveva deposto il cappello e ansimando un po’ lo aveva guardato: «Baciatemi!» «Ma siete ubriaco» aveva risposto l’amante. «Sono ubriaco! Ma comunque baciatemi. Baciatemi, vi ho detto!» Allora quello aveva taciuto per un istante e all’improvviso si era chinato verso di lui e lo aveva baciato sulle labbra. 

F.dor Dostoevskij, L’eterno marito, trad. di Serena Prina, Milano, Feltrinelli 2019 [1870]

Il Repertorio dei matti della letteratura russa, a cura di Paolo Nori, Salani Editore. Esce l’11 febbraio.

Bambino anni Ottanta vs Bambino Moderno.

prima o poi l'amore arriva. E t'incula.

Il cinema.

Oggi. Esce il nuovo film della Disney e le mamme della chat si scatenano: “è adatto al mio bimbo di otto anni? No, perché Paolo è tanto sensibile, piange ogni volta che muoiono i pidocchi della pubblicità anti-pediculosi”.

Ieri. Il bambino anni Ottanta ha visto sprofondare il cavallo di Atreiu nelle paludi della tristezza. E ho detto tutto.

Oggi. Prima del film i genitori comprano pop corn e bevande varie e si dotano dell’alzatina per far godere il film al figlio. Nel caso l’alzatina non sia sufficiente decapitano gli astanti.

Ieri. Non mi è chiarissimo perché ma al cinema si entrava più o meno sempre a film iniziato e poi si aspettava lo spettacolo successivo per vederne l’inizio. Ci si sedeva sul cappotto di papà arrotolato sotto le chiappe con le chiavi di casa nella tasca che ti si conficcavano in una coscia.

Le minacce.

Ieri. “Marco conto…

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Guida Galattica al SuperCalcolo… @frascatiscienza @Cineca1969

Giovanni Mazzitelli's Home Page

8pysozionbxlkxqwy8qg6cgd_500.jpgUn famoso libro di Seth Lloyd, professore di informatica e fisica al Massachusetts Institute of Technology, descrive il nostro universo come un immenso calcolatore quantistico che sta eseguendo un programma, il programma dell’universo. Llyod ha calcolato che questo gigantesco super-calcolatore si basa su 10^90 bit di informazione, che non sono altro che le particelle elementari di cui e’ costituito il nostro universo e che 13,7 miliardi di anni fa, all’epoca del Big Bang, erano libere di vagare e oggi si sono strutturate in informazione più complesse immagazzinate in qualcosa di simile ad hard disk, come stelle e pianeti, sistemi biologici, ecc.
Oggi noi non siamo ancora in grado di comprendere il programma dell’universo, e mentre cerchiamo di capire come si costruiscono computer quantistici simili a quelli che stanno elaborando il programma cosmologico, cerchiamo di farci aiutare dai calcolatori tradizionali nel risolvere i problemi complessi che la natura ci propone. Attraverso un…

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Di Internazionale, birre, pipì e sfruttamenti vari

Ebbasta con le dietrologie, con il criticare per criticare, con il “si stava meglio quando si stava peggio”. Basta con i pseudo-provvedimenti che fingono di risolvere ma in realtà cercano l’approvazione del momento.
La serietà di una pubblica amministrazione si riconosce anche da quante scelte impopolari fa, con in mente una ricaduta sul lungo periodo. Se i cittadini criticassero di meno e partecipassero più attivamente alla vita “politica” della propria città, e si informassero di più, e proponessero invece di distruggere, capirebbero che prendere decisioni per la cittadinanza è un mestiere difficile, e apprezzerebbero di più chi lo fa con serietà e lungimiranza.
e non ho nient’altro da aggiungere sull’argomento.

Matteo Lepore

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Capita di venire citati da un blogger che pubblica per Internazionale.it. L’argomento è interessante ed è anche molto ‘bolognese’ (paradossi di Internazionale o grandeur di Bologna?!). Di ordinanze, di pipì e di birre in strada se ne parla da diversi decenni a Bologna, qualcuno potrebbe affermare da oltre 900 anni. Partire da qui, però, ci porterebbe troppo lontano, mentre voglio iniziare da un dato solido. Il blogger in questione mi tira in ballo, allude a varie storie ma fa anche delle affermazioni circostanziate: “i colossi dell’alimentare vogliono avere campo libero fin sotto le due torri (letteralmente: una piccola Coop è a pochi metri dal simbolo della città), e la giunta cittadina colpisce gli esercizi dei bangladesi nelle loro due caratteristiche peculiari: le birre fresche e l’orario serale prolungato“. Da maggio fino a ottobre 2016, infatti, l’Amministrazione ha emesso un’ordinanza anti alcol e vetro che limita…

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Twitter, il salotto della borghesia digitale degli influencer

[questo caso presenta diversi temi da approfondire. Un altro, ad esempio, è la finta illusione che i social consentano disintermediazione]

la mutazione nella connessione

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Twitter è sempre più il salotto della nuova borghesia digitale che lì si esprime connessa attorno ad hashtag, re-tweet e mezioni che mostrano la rete di una sfera pubblica connessa che si esprime con la propria voice. Una voice che talvolta si contrappone altre volte fa da contrappunto a quella dei media tradizionali.

Nell’Inghilterra del XVIII secolo, alle radici della società moderna, sono i caffè ed i salotti i luoghi in cui la borghesia emergente forma le proprie opinioni attraverso un agire comunicativo razionale, come spiega la ormai classica lettura di Habermas “Storia e critica dell’opinione pubblica” (1962). Il declino di questa realtà lo abbiamo con lo sviluppo della stampa periodica e con il consolidamento dell’industria mediale la conseguente trasformazione da strumenti di discussione critica a strumenti di controllo e manipolazione: verso un consenso fabbricato.

Lo sviluppo contemporaneo prima della realtà dei blog poi di quella dei social media…

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Fotografia del 12 dicembre 2014 – Anno parzialmente sabbatico

dovrebbe essere obbligatorio per tutti. un periodo sabbatico. per studiare, e riprendere il contatto con la realtà. e alla fine dovrebbe esserci un esame. un esame durissimo e impietoso di “realitudine”. a qualcuno non basterebbero decenni per superarlo. ecco. a quelli lì semplicemente gli andrebbe impedito di far danni finché non capiscono davvero (politici, insegnanti, manager…). per quelli lì si potrebbero organizzare corsi di recupero intensivi. tipo raccogliere pomodori.

Testi pensanti

Vi scrivo dall’aeroporto, in partenza per l’ultima docenza del 2014.
La consueta docenza del fine settimana. Cinque ore di comunicazione politica.
La cinquantesima docenza consecutiva in quattro anni al corso in social media marketing di Eurogiovani. Sono nel gruppo di docenti dall’inizio di questa fantastica esperienza (fantastica perché continua a fare formazione aumentando le date e le città in giro per l’Italia, ogni anno) e non ne ho saltata neanche una. Il che vuol dire, a spanne, almeno 250 ore di formazione e non meno di 1000 formati.

Sarà stata la coincidenza di date e di ricorrenze, ma proprio oggi ho deciso che domani sarà la mia ultima docenza in questo corso.

È la prima, brusca, conseguenza di una mia “scelta di vita” (mi scuso per l’enfasi): ho infatti deciso che dal 2015 sarò un docente molto meno attivo e presente.

Ridurrò (credo di molto) il numero di ore di formazione.

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